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Martedì, 01 Luglio 2025
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La Fondazione Enzo Hruby per l’Isola di San Lazzaro degli Armeni

IsolaSanLazzaro okNel cuore suggestivo della laguna di Venezia, di fronte al Lido, sorge un’isola interamente occupata da un monastero. Definirlo semplicemente monastero è però riduttivo, dal momento che si tratta di uno dei centri mondiali più importanti per la cultura armena, casa madre dell’ordine dei Mechitaristi. Stiamo parlando dell’Isola di San Lazzaro, che prima di essere abitata in maniera stabile a partire dal Settecento dai monaci armeni in fuga dal Peloponneso, accolti dalla Serenissima, è stata terra dei benedettini di Sant’Ilario, poi lebbrosario e alloggio per i poveri.

Quando nel 1717 la Repubblica di Venezia concesse l’Isola al gruppo di monaci armeni in fuga da Modone, che da allora la abitano stabilmente, tra di loro vi era Mechitar. Oggi sepolto sull’isola all’interno della chiesa, egli fu uno degli artefici della rinascita della letteratura armena, nonché il fautore dello sviluppo della comunità di San Lazzaro e della sua trasformazione in importante centro culturale e scientifico. Fu grazie a lui, infatti, che fu restaurato il monastero e furono sistemati i terreni circostanti, così i monaci poterono iniziare a educare i discepoli e tramandare di generazione in generazione la cultura armena. Nei decenni successivi fu anche costruita una tipografia indipendente da quelle di Venezia e fu edificata la biblioteca.

San Lazzaro era un centro così importante che persino durante l’invasione napoleonica fu risparmiata, perché considerata un’accademia di scienze e quindi protetta dall’imperatore.

Di particolare interesse sono la pinacoteca, il museo e la biblioteca, dove si trovano volumi, manoscritti e manufatti da tutto il mondo. All’interno della biblioteca sono conservati 17 mila volumi, tra cui 4.500 manoscritti. Nella pinacoteca e nel museo si trovano importanti opere al posto di particolari reperti archeologici, tra cui dipinti e reperti armeni, un gesso di Canova che raffigura il figlio di Napoleone Bonaparte e la mummia egizia di Nemen Khet Amen, dell’800 a.C., completa di sarcofago. Sul soffitto si può ammirare uno splendido dipinto del Tiepolo che raffigura un’allegoria della Giustizia.

I monaci, inoltre, si prendono cura di diversi roseti sull’isola, e dai petali di rosa producono una marmellata, la vartanush, preparata con una tipica ricetta armena.

Per questo luogo che rappresenta uno scrigno dove ogni pietra, ogni libro antico, ogni opera d’arte racconta una storia fatta di cultura, bellezza e dialogo tra i popoli e le religioni, la Fondazione Enzo Hruby ha recentemente sostenuto un importante progetto di sicurezza. L’intervento, realizzato dalla società Umbra Control, azienda Amica della Fondazione, e che si è avvalso di un contributo concreto da parte di Ksenia Security, ha avuto come obiettivo la tutela dell’intero complesso dalle intrusioni agli incendi, fino agli atti vandalici, nel massimo rispetto dei manufatti esistenti.

Il sistema di protezione installato comprende un avanzato sistema antintrusione perimetrale e volumetrico. La protezione perimetrale, affidata a sensori collocati lungo le mura esterne, si affianca a un sistema volumetrico pensato per monitorare le aree più sensibili, come la biblioteca, il museo e gli spazi sacri. A protezione del complesso, è stato inoltre installato un avanzato sistema anticendio, fondamentale in un ambiente dove sono presenti numersosi manoscritti, dipinti e materiali antichi di grande valore. Il sistema è stato progettato per essere altamente efficiente, andando oltre le richieste normative e prevedendo rilevatori di fumo e calore in ogni ambiente, con particolare attenzione agli archivi e ai luoghi di culto, oltre a pulsanti manuali per l’attivazione diretta in caso di emergenza.

Il convento è inoltre sorvegliato costantemente grazie a un sistema di videosorveglianza composto da telecamere su rete IP ad alta risoluzione, che consente di registrare in maniera continua con archiviazione sicura dei flussi video su server protetti, accessibili solo da personale autorizzato. Il sistema, inoltre, adotta algoritmi di analisi video in grado di generare alert automatici anche durante normali visite guidate e consente di comunicare direttamente con gli ambienti videosorvegliati attraverso messaggi audio da parte di operatori incaricati.

Per facilitare la gestione dell’intero impianto da parte del personale del convento, è stato sviluppato un sistema di supervisione centralizzata che integra in un’unica interfaccia intuitiva tutte le funzioni di controllo. Questo strumento consente anche a operatori non specializzati di visualizzare in tempo reale guasti, allarmi o malfunzionamenti, sia in loco che da remoto, intervenendo in modo tempestivo e mirato. L’interfaccia grafica con mappe dinamiche permette di individuare con facilità l’area interessata da un evento e programmare rapidamente un eventuale intervento.

La progettazione e l’installazione di tutti questi sistemi sono state condotte con un approccio rispettoso, consapevole del valore architettonico e simbolico del luogo. Le soluzioni adottate non solo rispondono agli standard più elevati di sicurezza, ma sono anche non invasive e perfettamente integrate nell’ambiente.

“Il progetto di protezione del Convento Mechitarista di San Lazzaro degli Armeni  – dichiara il vice presidente della Fondazione Enzo Hruby, Carlo Hruby – rappresenta un esempio virtuoso dello straordinario valore che la tecnologia può offrire al mondo dei beni culturali. Dopo i progetti sostenuti dalla nostra Fondazione dedicati all’Isola di San Giorgio Maggiore, sede della Fondazione Giorgio Cini, al Teatro La Fenice, al Conservatorio “Benedetto Marcello” e ad altri luoghi e tesori di Venezia, siamo orgogliosi di aver sostenuto questo nuovo progetto importante in questa città simbolo della straordinaria ricchezza del patrimonio culturale italiano. Desidero ringraziare Umbra Control, che da sempre ci affianca in veste di società Amica della Fondazione Enzo Hruby, e Ksenia Security, che ha desiderato offrire un proprio contributo concreto nell’ambito di questo progetto così importante, che si configura come un vero e proprio modello di protezione a regola d’arte applicabile a contesti analoghi”.